Adhérences et signes indélébiles

by Sandra Paul

Una cicatrice è la traccia di una ferita che in passato si è aperta sul nostro corpo. L’eco manifesta di una fenditura ormai rimarginata. La sua presenza, oltre a ricordarci il dolore provato, è una testimonianza visibile della nostra capacità di superarlo, di andare oltre e, talvolta, di renderlo fertile, di farne tesoro.

Un’aderenza invece è una sorta di “saldatura” anomala che può crearsi all’interno, tra organi o tra tessuti, come conseguenza di interventi chirurgici, lesioni o processi infiammatori. A differenza della cicatrice è invisibile e nasce nel silenzio. Quando tutto dovrebbe tornare al proprio posto, mentre la ferita rimargina, l’aderenza prende vita e si radica, come un estraneo che invade uno spazio non suo.

Sandra Paul da troppi anni fa i conti con entrambe queste presenze, ingombranti, scomode e soprattutto impossibili da ignorare. Una serie di casi ha fatto sì che lungo il suo percorso di vita inciampasse più e più volte in queste sfide. Così, nel corso del tempo, ha maturato l’idea di trasformare tanto molesto dolore in qualcosa di nuovo e, come un’alchimista, ha iniziato a ragionare su quale potesse essere il processo di trasformazione più stringente per attivare una metamorfosi di quei “segni indelebili” e delle esperienze ad essi connesse.

Sandra fotografa con passione e ricettività. Racconta che il suo luogo favorito per scattare normalmente è la strada, dove coglie d’istinto, con sguardo acuto e raffinato, visioni che coniugano una pulizia compositiva mai scontata alla narrazione di attimi speciali, in cui il senso prende forma.

L’idea di questo progetto, distante dal suo usuale modo di fotografare, è nata parecchio tempo fa ed è rimasta a lungo in attesa. Poi, durante il primo radicale lockdown, nel marzo del 2020, ha approfittato di quel tempo sospeso per intensificare la riflessione, ipotizzando possibili dialoghi tra le immagini delle proprie cicatrici e qualcosa di “altro”. Qualcosa che fosse in grado di dare nuova luce a quei segni indesiderati, di far circolare ossigeno, dando il via ad un incontro rigenerante, che oltre a sanare la visione potesse attivare anche un cambiamento più profondo.

Alla fine la scelta è caduta sui paesaggi della sua infanzia: gli orizzonti della Camargue, terra tanto amata, depositaria di ricordi affettivi, di emozioni vitali. Per ogni cicatrice ha “ascoltato” intimamente quale fosse il bisogno e seguendo questo “fil rouge” ha cercato il paesaggio in grado di dare una risposta adeguata, per rivisitare il senso dell’impronta lasciata da ogni ferita.

Da questo colloquio visivo tra le linee del dolore e gli spazi del cuore sono nate le prime immagini del progetto “ADHERENCES ET SIGNES INDELEBILES”. Una raccolta fotografica di rara poesia che restituisce al corpo la sua originale appartenenza alla natura e dona alle cicatrici la valenza di tracce, simili alle orme lasciate sulla sabbia dagli animali: “segni” in un passaggio esistenziale che nessun colpo di vento è però in grado di cancellare.

La sensibilità di Sandra ha creato una serie di vere e proprie “vedute” corporee, in cui la cicatrice è protagonista, ma in modo non immediatamente manifesto. Il processo creativo a cui sottopone ogni taglio rimarginato in qualche modo ne stratifica la leggibilità. E proprio grazie a questa nuova complessità di “lettura”, emergono i significati nascosti che quel segno serba in sé. Come avviene in teatro, il mascheramento consente alla verità di essere svelata, le regala il coraggio di venire alla luce.

Quasi a voler compensare tanta ricchezza di senso, i titoli sono crudi, privi di orpelli descrittivi o di suggestioni poetiche: ogni immagine si chiama come l’intervento chirurgico che l’ha causata: Tiroidectomia, Bypass, Discectomia, Isterectomia…

Dopo una prima lunga fase, interamente dedicata alle proprie cicatrici, Sandra ha deciso di aprire il progetto anche ad altre persone. Le regole del gioco sono rimaste le stesse, ma è entrato in ballo un elemento nuovo: la relazione di fiducia necessaria a creare un dialogo tanto intimo e profondo.

«È un percorso», spiega Sandra. «Inizio con un’intervista telefonica, in cui la persona mi racconta la storia della sua cicatrice, i ricordi ad essa collegati. Ho un quaderno in cui conservo la memoria di questi primi scambi», un diario in cui sono custoditi i segreti degli altri. «In questa stessa occasione chiedo anche di pensare ad un paesaggio che li faccia sentire bene. Poi prendiamo un appuntamento per fare gli scatti, il che di solito non richiede molto tempo».

A questo punto Sandra ha la delega di rintracciare il paesaggio. Una sorta di pellegrinaggio per interposta persona, radicato nella fiducia che lei possa scegliere il giusto luogo per dar corpo al dialogo, per riportare la pace. Questa caccia al tesoro richiede un tempo non prevedibile a cui segue la parte conclusiva: la ricerca del giusto equilibrio espressivo e compositivo tra i due elementi visivi che comporranno l’immagine definitiva. L’esito viene infine mostrato alla persona, per sondarne la reazione emotiva, per sapere se “funziona”.

Abbiamo chiesto a due di loro come siano stati il percorso e l’impatto con questa visione rigenerata di una parte tanto significativa di sé.

Barbara nella sua vita ha dovuto affrontare 10 interventi strutturali e altri la aspettano. Narra la propria storia con una calma sorridente. «Con Sandra – dice – è stata la prima volta in cui qualcuno guardava oltre le mie cicatrici, era interessato a conoscere cosa c’era dietro, cos’era accaduto prima, durante e dopo. E poi, oltre ad avermi ascoltata, è stata in grado di raccontarmi. Quando ho visto per la prima volta la foto creata da Sandra, all’inizio non ero nemmeno convinta che si trattasse proprio della mia schiena. L’ho studiata con attenzione per capire come avesse trovato la soluzione. Sono rimasta in contemplazione. Dalla sua foto ho imparato a trovare una giusta distanza, a vedere la mia cicatrice non deformata. Mi ha permesso di studiarla in modo oggettivo. E alla fine ho capito che l’avevo affrontata».

Elisabeth invece ha subito un intervento che non le ha consentito di avere figli. Lo descrive come «un fallimento, un cambiamento di prospettiva esistenziale». Parla come un fiume in piena di quello che ha vissuto. Del progetto l’ha incuriosita l’aspetto artistico. «L’arte è speciale», dice, come a voler suggerire che ha poteri magici. Così ha deciso di partecipare. «Quando ho visto cosa aveva fatto Sandra non ho più sentito vergogna», emozione che spesso accompagna chi porta sul proprio corpo una cicatrice, come se ci fosse una colpa inspiegabile. «Quando ho visto l’immagine ho capito che questa cosa – la mia cicatrice – non doveva essere per sempre brutta e triste. Sandra l’ha fatta diventare una speranza, un superamento. Ha riportato la bellezza. Adesso la rinascita fa parte del mio corpo, sono sopravvissuta. Oramai sono orgogliosa della mia cicatrice».

Dell’incontro con le persone che hanno scelto di partecipare al suo progetto Sandra dice «ringrazio perché si spogliano davanti a me», e non parla solo dell’azione necessaria a mostrare la cicatrice visibile, ma di quella ben più complessa di condividere le impronte nascoste che quei dolori passati hanno lasciato nella loro anima. Un dono.

La dignità che questi dettagli di corpi, ampi come territori da esplorare, ci suggeriscono è una vetta innevata da conquistare con appassionata determinazione, un orizzonte verso cui tendere giorno dopo giorno, un arbusto che cresce nella sabbia, una palizzata che lascia vedere un “oltre”.

È radicata nell’orgoglio di essere quel che si è, nulla escluso, la dignità di Sandra e di coloro che hanno condiviso con lei questa avventura. Perché ogni singola traccia di ciò che si vive ha contribuito a renderci ciò che siamo e ogni ricordo, delle persone conosciute, dei luoghi abitati, dei dolori attraversati e superati, delle gioie provate e mai dimenticate, è parte di noi.

Ogni cicatrice è un “segno particolare” di appartenenza alla nostra esistenza, un’ulteriore, indelebile garanzia della nostra unicità.

Francesca Boschetti

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Tiroidectomia

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Colecistectomia

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Discectomia

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Isterectomia

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Sandra Paul

Biografia

Sandra Paul

Nata in Francia (Melun) il 30 novembre 1974, cresciuta in Provenza (Arles), si è trasferita in Italia (Milano) a 25 anni e attualmente vive a Roma.

Autodidatta, arricchisce le sue conoscenze fotografiche partecipando a corsi e laboratori, in particolare due corsi avanzati presso l’Accademia Fotografica di Roma, un workshop di Augusto Pieroni sulla creatività, un workshop di “Street Photography” con Eolo Perfido e un laboratorio tenuto da Stefano Mirabella e Sergio Casella.

Il suo sguardo si concentra su momenti, vissuti con intensità, che vuole catturare e conservare attraverso la fotografia in un mondo sensoriale e istintivo.

Dal 2016 ha partecipato a diverse mostre collettive: alla Tevere Art Gallery di Roma (nel 2016, 2017, 2018, 2019) a cura di Luciano Corvaglia; al Festival “Voies Off” di Arles (nel 2017, 2018, 2019, 2021), finalista del Premio TAG di Roma (2018), nell’Ex Convento dei Domenicani di Muro Leccese (2018).

2019: a Parigi con “Street Sans Frontières”, al mese della fotografia a Roma con la FAG, “Convergenze Expo” a Roma, esposizione a cura dell’associazione “Beautiful after breath cancer” all’Hotel Plaza di Roma con un progetto presentato al Senato italiano durante il mese della prevenzione del tumore al seno, “ExtraOrdinario” curato da Stefano Mirabella e Sergio Casella nel Laboratorio Fotosciamanna.

2020: finalista al “Siena International Photography Awards”, vincitrice della Menzione d’Onore al Prix de la Photographie Paris (2020), partecipa alla mostra TAL Congregation sul tema della Street Photographie a Roma, al WEFO con una mostra collettiva nel Museo Fondazione Crocetti di Roma organizzata dalla Onlus “Dignity No Profit People”, al Convergence Expo 2020, al Darkroom Project n°7 e n°8 organizzati dalla TAG in location di prestigio del FAI.

2021: espone il suo progetto “ADHESIONS AND INDELIBLE SIGNS” ad Arles nel quadro della mostra di Arles, l’off del festival Rencontres de la Photographie, in una collettiva organizzata dalla TAG.
Espone nella collettiva ImageNation a Milano, nella Fondazione Luciana Matalon, durante la settimana della moda.
Vincitrice della menzione d’onore ai “Monovisions Awards”, “ND Awards “ e anche al “Prix de la Photographie Paris” con il suo progetto “ADHERENCES ET SIGNES INDELEBILES”, vincitrice della menzione d’onore anche nella categoria Fine Art People al “Prix de la Photographie Paris” con un ritratto singolo.

2022: espone in varie collettive, a Chieti con “Emerging Eyes”, a Roma alla TAG per il “Mostro 15”, a Parigi con “ImageNation” curato da Martin Vegas nella categoria Street Sans Frontières e ad Arles durante “Arles Exposition”, l’Off del Festivale “Rencontres de la Photo”.
Viene assegnato al progetto “ Adherences et Signes Indelebiles” il premio Commended nella Categoria Series al Creative Photo Awards 2022.

Oltre a portare avanti i suoi progetti personali, nel 2018 e nel 2020 partecipa a “Parole e Ombre” a cura di Arturo Belluardo e Roberto Cavallini, dove una serie di racconti inediti illustrati da fotografi sono pubblicati sulla rivista web “Succede Oggi”. Dal 2019 partecipa al progetto “Il Nostro Abruzzo Insolito” per la valorizzazione del territorio abruzzese con nel 2021 una tappa ad Aielli durante il festival della “Street Art Borgo Universo” e una tappa all’Aquila presso il Palazzo dell’Emiciclo.

Le sue foto sono apparse anche su “PhotoVogue” Online.

Sandra Paul

Born in France (Melun), on November 30th 1974, raised in Provence (Arles), moved to Italy (Milano) at 25 years old, actually lived in Rome.

Self-taught, she enriched her photographic knowledge by participating in courses and laboratories, in particular two advanced courses at the Accademia Fotografica in Rome, a workshop by Augusto Pieroni on creativity, a workshop on “Street Photography” with Eolo Perfido and a laboratory held by Stefano Mirabella.

Her gaze focuses on moments, lived with intensity, that she wishes to capture and preserve through photography in a sensory and instinctive world.

Since 2016 she has participated in several collective exhibitions: at the Tevere Art Gallery in Rome (2016 – 2022) curated by Luciano Corvaglia ; at the Voies off festival in Arles ( 2017-2021).

2019: in Paris with Street Sans Frontières, at the month of photography in Rome, Convergenze Expo in Rome, in a collective at the Plaza Hotel in Rome with a project presented to the Italian Senate on women’s breast cancer prevention month, ExtraOrdinario Lab curated by Stefano Mirabella and Fotosciamanna.

2020: Honorable Mention winner at the Prix de la Photographie Paris, TAL congregation about Street Photography in Rome, she has also participated at the WEFO at the Crocetti Museum in Rome, Convergenze Expo, at the Darkroom Project n°7 and n° 8 .

2021: a part of her project ‘ADHERENCES AND INDELIBLE SIGNS’ was exhibited in Arles Exposition, as part of the Rencontres de la Photographie festival off, in an collective exhibition organised by TAG.

She participeted in collective exhibition in Milan at The new aesthetics curated by ImageNation, at the Fondazione Luciana Matalon, during Fashion Week.

She received honourable mention at the “Monovisions Awards”, “ND Awards “ and also at the “Prix de la Photographie Paris for her project « Adherecenes and indelible signs », and also received honourable mention in the Fine Art People category at the “Prix de la Photographie Paris” with a single portrait.

2022 : in Chieti with Emerging Eyes, in Rome at TAG for Mostro 15, in Paris with ImageNation curated by Martin Vegas in the Street Sans Frontières category and in Arles during Arles Exposition, the off of the Rencontres de la Photo festival.

The project ‘Adherences and Indelible Signs’ was awarded the Commended prize in the Series Category at the Creative Photo Awards 2022., in Paris with Street Sans Frontières in May curated by Martin Vegas from ImageNation

Projects: in addition to her personal projects, in 2018 and 2020 she took part in the project ‘Parole e Ombre’ (Words and Shadows) curated by Arturo Belluardo and Roberto Cavallini, where a series of unpublished stories illustrated by photographers were published in the web magazine ‘Succede Oggi’.

Since 2019, he has been taking part in the project ‘Il Nostro Abruzzo Insolito’ (Our Unusual Abruzzo) led by photographer Carmine Frigioni for the enhancement of the Abruzzo region. The photo tour continues, with in 2021 a stop in Aielli during the Borgo universo street art festival, in L’Aquila at the Palazzo dell’Emiciclo from 30 October to 7 November.

Her photos have also appeared in PhotoVogue Online.

Adhérences et signes indélébiless

Questo progetto prende origine dalla mia esperienza di vita.

Le immagini nascono dal montaggio di fotografie delle cicatrici presenti sul mio corpo, dovute ad altrettante operazioni, e fotografie di luoghi del mio passato: un viaggio onirico a ritroso nel tempo che combina gli eventi e i luoghi che mi hanno reso quella che sono.

Tutte le foto, sia quelle delle cicatrici che quelle dei paesaggi, sono state scattate da me. Ho scelto accuratamente ogni paesaggio per unirlo ad una specifica cicatrice e associarla così ad un ricordo positivo; essenzialmente sono luoghi della Camargue, paesaggi che fanno parte della mia infanzia.

Questo progetto è nato come ricerca interiore sui “segni” che il tempo e le avversità avevano lasciato su di me e dentro di me; quello che inizialmente era un percorso personale è diventato poi un progetto polifonico, che ha visto coinvolte altre persone in un percorso simile al mio.

Anche se si prova a dimenticare o ad ignorare le cicatrici, a volte piano piano esse s’installano internamente, come avviene per le “aderenze”, che crescono a tradimento dopo un intervento, attaccandosi agli organi interni e risvegliando ogni tanto, in modo subdolo, il dolore e i ricordi ad esso legati.

Il poeta Rumi diceva che “la ferita è il luogo da cui entra la luce”.

Questo lavoro vuole essere evocativo e non descrittivo, un contributo all’accettazione, all’andare avanti. Sicuramente un’esperienza catartica.

È un approccio simile al Kintsugi, la tecnica di restauro giapponese per riparare le ceramiche frantumate impreziosendole con l’oro. Le rotture e le riparazioni fanno parte della storia dell’oggetto e vengono esaltate invece di essere nascoste. Viene rivelata la sua fragilità e nel contempo la sua forza di resistere.

In questo modo si fa entrare poesia, dolcezza, bellezza e luce laddove c’è stato dolore e sofferenza.

Curare le nostre cicatrici per trasformarle nella nostra bellezza.

Adhérences et signes indélébiles

This project takes source from my own life experience.

The images are created by composing photographs of the scars on my body due to as many and photographs of places from my past, a dreamlike journey back in time remembering the events and places that have made me who I am.

All the pictures, both those of the scars and those of the landscapes, are mine, carefully choosing each landscape image to join it to a specific scar, associating it with its positive memory; essentially places in the Camargue, landscapes that are part of my childhood.

This project was born as an inner research on the “signs” that time and adversity have left inside and on me; what was initially a personal path has become a polyphonic project involving other people with a similar path to mine.

Even if one tries to forget or ignore the external scars, the internal scars, not only the physical ones, called adhesions, but also the metaphorical ones, are installed and grow treacherously after an operation, slowly sticking to one’s internal organs and, in a sneaky way, sometimes awakening in oneself the pain and the memories.

The poet Rumi said that ‘the wound is the place where light enters’.

This work wants to be something evocative and non-descriptive, a contribution to acceptance, to moving on. Definitely a cathartic experience.

It is a similar approach to Kintsugi, the Japanese restoration technique of repairing shattered ceramics by embellishing them with gold dusting. The breaks and repairs are part of the object’s history and are enhanced rather than hidden. Its fragility is revealed and at the same time its strength to resist.

We are letting poetry, sweetness, beauty and light in where there has been pain and suffering.

Nurturing our scars to make them our beauty.

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