Follow me, we’re open!
by Romina Calini
Quando TUTTI eravamo chiusi dentro, “loro” erano aperti.
Quando, nonostante la paura, sentivamo la necessità di evadere per un’ora d’aria, “loro” erano una delle poche mete ufficialmente accettate e sempre accessibili.
Quando nel nostro frigorifero iniziavano a mancare i beni primari o ci veniva la voglia di sedare l’ansia con il cibo, “loro” ci aspettavano: utopica promessa di abbondanza ininterrotta e infinita, parchi giochi per papille e pupille.
Loro: i supermercati, gigantesche dispense comuni, terre sempre raggiungibili del consumismo, pozzi senza fondo di nutrimento e distrazione. Luoghi familiari, noti per tutti noi. Ognuno ha il proprio di fiducia, il preferito. Perché i corridoi sono belli larghi… Perché il pesce è sempre fresco… Perché la signorina alla cassa è così gentile… Perché il reparto biologico è più fornito che in qualsiasi altro…
Ma cosa accadeva là dentro, quando la pandemia è arrivata e ci ha investiti TUTTI?
Questo pochi lo sanno e pochissimi se lo sono chiesto.
Il progetto fotografico Follow me, we’re open! di Romina Calini, che presentiamo proprio in occasione dell’anniversario del primo drammatico lockdown, risponde a questo interrogativo e ci mostra una realtà difficile da supporre. Lavorando da anni dietro le quinte dei supermercati, Romina in quei mesi tormentati ha vissuto in prima persona un’esperienza che ha messo a dura prova il senso di dignità sua e dei suoi colleghi. Per questo ha deciso di tenere una sorta di diario per immagini, un diario-reportage che apre le porte al nostro sguardo, per condurci all’interno, alla scoperta di una quotidianità lavorativa esposta ed asfittica, imprescindibile per tutti eppure dimenticata. Perché in quei mesi di inizio 2020 i supermercati non sono stati semplici luoghi di rifornimento, garantito e scontato, ma sono diventati luoghi spesso privi dei requisiti basilari per lavorare in sicurezza.
Australiana di nascita, immigrata al contrario, che quando la gente lo sa non capisce cosa sia venuta a fare in Italia, Romina vive la fotografia come una missione espressiva. Uno strumento che le consente di dare sfogo ad una sensibilità accesa e combattiva, per tradurla in immagini e racconti. Street photography, ritratti, reportage sono i suoi territori favoriti: storie e volti in cui inciampa e che attivano il suo istinto a svelare, contestare, far conoscere situazioni altrimenti destinate a restare sommerse.
In questo progetto la sua scelta, o meglio la sua esigenza, è stata quella di aprire uno spiraglio per rendere noto cosa accadeva ogni giorno, durante il primo lockdown, all’interno dei supermercati, in particolare quelli in Lombardia, dunque proprio nell’occhio del ciclone Covid-19.
Le foto, scattate nell’arco di circa tre mesi, riguardano dieci punti vendita e svelano aspetti rimasti “invisibili” e ignoti. Ad un primo sguardo queste visioni creano un senso di spaesamento, perché ci catapultano in un’atmosfera “sanitaria”. I protagonisti sono fantasmi incapsulati come bachi da seta in tute bianco-latte. Impossibile sapere se si tratta sempre della stessa persona: l’identità è bandita. Gli spazi, abitati da volumi illeggibili ricoperti da grandi teli candidi, vengono sottoposti a trattamenti di disinfezione. Si ha l’impressione di assistere a rituali periodici, straordinari, ma in realtà erano procedure giornaliere. Durante la prima tragica ondata, la quotidianità per chi lavora nei supermercati è stata proprio questa: pericolo di contagio elevato, molti obblighi e aspettative, spesso a fronte di scarse tutele. Senza la sacrosanta attenzione e i tristi privilegi toccati a chi lavora negli ospedali. Come il vaccino anticipato ad esempio, in quanto categoria a rischio per esposizione professionale.
Nel diario-reportage di Romina c’è tutto lo sgomento per essersi ritrovata intrappolata, insieme ai suoi colleghi, in questa sequenza di “riti” inediti, accompagnati da una paura ancora più inedita. Uno sgomento che ha nutrito la necessità di condividere, narrare.
L’itinerario che ha tracciato va dall’invito a seguirla “dentro” quelle mura, passo dopo passo, fino alla prima dose di vaccino, presunto capolinea della sicurezza personale all’interno di un viaggio in territori per chiunque sconosciuti, quelli della pandemia. Ci appare una realtà imbalsamata, proiettata verso un futuro incerto, denso di interrogativi. L’irriconoscibilità delle persone, l’anonimato dei luoghi, l’assenza di contatto e un senso di pericolo incombente, insieme ad un’unica certezza nota a tutti – la possibilità di andare in quei luoghi e trovarli sempre aperti – ci fa intravedere una condizione lavorativa in costante asfissia.
La dignità per Romina sta nel tentativo di stare a galla comunque, nonostante tutto, di riuscire a respirare e a scrutare oltre, puntando lo sguardo vigile proprio dove la dignità rischia di non essere riconosciuta, tutelata, rispettata. È una dignità privata dei colori, una dignità in apnea, che rievoca immagini di malattia, scenari post-atomici, pericoli invisibili, ovunque in agguato. Renderla nota per Romina è far circolare ossigeno.
Francesca Boschetti
Il punto vendita visto dall’ingresso dei dipendenti
The point of sale as seen from the employees’ entrance
Ogni giorno durante il primo lockdown i bancali della farina venivano caricati 3 volte; ogni bancale ha dagli 800 ai 1000 pacchi. Prima dell’inizio della pandemia si cambiava 1 volta a settimana.
Preparazione di alle operazioni di sanificazione quotidiana dopo la chiusura del supermercato
Preparation of the daily sanitation operations after the closing of the supermarket
I dispositivi di protezione individuali (DPI) da indossare, dopo ore di lavoro passate con la mascherina chirurgica o FFP2, per poter sanificare il negozio. Il DPI si deve indossare per evitare l’intossicazione durante la sanificazione
The personal protective equipment (PPE) to be worn, after hours of work spent wearing a surgical mask or FFP2, in order to sanitize the store. The PPE must be worn to avoid intoxication during sanitization.
Quando un dipendente risultava positivo, non si chiudeva il punto vendita. I colleghi non potevano stare in isolamento perché bisognava garantire il servizio
When an employee tested positive, the store would not close. Colleagues couldn’t stay on lockdown, because they had to guarantee service
A selfie while waiting outside the supermarket for the end of the sanitization process (there is a time limit in which you can be in contact with the products used to sanitize). It’s about 11.00 p.m. and at 6.00 a.m. I have to be back on duty
Giugno 2020. Percorrendo il corridoio per andare incontro al primo vaccino. Nonostante lo stretto contatto con i clienti, il personale di questo settore non è stato inserito tra le prime categorie da vaccinare
June 2020. Walking down the aisle to meet the first vaccine. Despite close contact with customers, the staff of this area were not included among the first categories to be vaccinated
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Romina Calini
Biografia
Nata nel ormai lontano 87 in Australia, da giovane mi sono trasferita in Italia avendo una madre Sicula.
la fotografia per me è sempre stata presente prima con le usa e getta e poi con la digitale…
Crescendo in un paese “nuovo” ho trovato che comunicare con la fotografia (immagini) veniva meglio che con mille parole.
La fotografia per me non è solo una passione, è un bisogno, è qualcosa di cui non posso più fare a meno.
Il modo migliore che ho per esprimermi

Born in 1987 in Australia, in tender age I moved to Italy, having a Sicilian mother.
Photography has always been present in my life, at first with the throw-away cams then with digital cameras…
Growing in a “new” country I found that comunicating with photography (images) was easier then with a thousand words.
Photography isn’t only a passion for me, it’s a need, it’s something I can no longer live without.
The best way to express my self is with my pics.
Follow me, we’re open!
Quando è arrivato, il Covid-19 ha colpito tutti in un modo o nell’altro, ma alcune categorie si sono ritrovate a “combattere in prima linea”.
Abbiamo ringraziato i medici per il loro lavoro – un lavoro scelto, per cui hanno studiato e di cui conoscono i “rischi” – e gli abbiamo regalato 15 minuti di gloria, per poi dimenticarli e tornare spesso a lamentarci del pessimo servizio della nostra Sanità…
Abbiamo scoperto la DAD e le difficoltà degli insegnanti a lavorare in condizioni inedite, quindi anche loro sono stati inseriti, dopo il personale medico, a fare la vaccinazione come categoria protetta…
E abbiamo anche scoperto che nei supermercati la farina e il lievito possono finire e non sempre riappaiono magicamente sullo scaffale!
Perché ci sono delle persone – non eroi ma semplici lavoratori – che non hanno potuto usufruire dello smart-working; persone che non hanno avuto una corsia preferenziale per fare il vaccino prima, come categoria protetta; persone che non hanno avuto momenti di gloria, persone che si sono trovate a lavorare in condizioni di rischio elevato, senza saperlo e senza averlo scelto…
Chi lavora in un supermercato non fa un giuramento, non prende uno stipendio da manager, né tanto meno pensa di essere esposto a rischi particolari.
E invece da quando è scoppiata la pandemia qualcosa è cambiato…
In questo progetto racconto cosa è accaduto durante la prima ondata di Covid-19 a negozio chiuso…
Follow me, we’re open!
As it started to spread, Covid-19 affected everyone in one way or another, but some categories found themselves “fighting on the front lines” more than others.
We expressed our gratitude to the doctors for their work – a job they chose, studied for, and knew the “risks” of – and we gave them 15 minutes of fame, only to forget them and return often to complain about the poor service of our Health Care…
We discovered the distance learning DAD and the difficulties of teachers to work in unprecedented conditions, so they were also included, soon after the medical staff, to get the vaccine as a protected category…
And we also discovered that in supermarkets flour and yeast can run out and not always magically reappear on the shelf!
Because there are people – not heroes but simple workers – who were not able to take advantage of smart-working; people who did not have a fast track to get the vaccine sooner, as a protected category; people who did not have moments of glory, people who found themselves working in high risk conditions, without knowing it and without having chosen it…
People working in a supermarket don’t take an oath, don’t take a manager’s salary, or even think they are exposed to special risks.
And yet, since the pandemic broke out, something has changed…
Through this project I am telling you what happened during the first wave of Covid-1, when the store was closed…
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